Istituto Allergologico Italiano

La frequente idratazione della pelle del neonato può favorire l’allergia alimentare se non eseguita correttamente


La pelle del neonato

Per interpretare l’insorgenza dell’allergia alimentare lo scienziato Gideon Lack ha proposto l'ipotesi della “dual allergen exposure” in base alla quale nell'uomo il consumo orale di allergeni alimentari indurrebbe tolleranza immunitaria prevenendo l’insorgere di un’allergia alimentare che si verificherebbe invece più facilmente per il passaggio dell'allergene alimentare attraverso la pelle. L’integrità della barriera cutanea è quindi essenziale per proteggere dall’allergia alimentare. Vi sono, a sostegno, molte dimostrazioni scientifiche che i bambini con la Dermatite atopica (AD), malattia in cui la barriera cutanea è gravemente danneggiata e infiammata fin dalla nascita, sviluppano con alta frequenza una sensibilizzazione percutanea agli alimenti e quindi un’allergia alimentare. Dopo aver dimostrato che la sua ipotesi era esatta, in particolare per l’allergia all’arachide nei bambini con dermatite atopica, Lack ha proposto una strategia di prevenzione dell’allergia alimentare basata su tre interventi. Il primo è di curare intensivamente l'eczema nella prima infanzia per ridurre l'infiammazione della pelle e la permeabilità cutanea, in modo da evitare il passaggio transcutaneo degli allergeni. L’efficacia di questa misura è stata dimostrata da uno studio scientifico che ha mostrato che il trattamento cortisonico locale precoce dell'eczema nei bambini con AD si associava a una significativa diminuzione dello sviluppo successivo di allergie alimentari. Il secondo intervento consisteva nel ridurre la concentrazione di allergeni alimentari nell'ambiente in cui vive il bambino (concretamente difficile da ottenere). Il terzo infine consisterebbe nell'introduzione precoce di alimenti allergenici nella dieta del bambino, addirittura nei primi 6 mesi di vita, in modo da ridurre lo sviluppo di allergie alimentari attraverso l'induzione della tolleranza orale. Anche l’efficacia di questo intervento è stata pienamente dimostrata da diversi studi che hanno permesso di concludere che l'introduzione precoce di arachidi e di uova previene lo sviluppo di allergie a questi alimenti.

Molte misure sono state suggerite per il ripristino di una barriera cutanea efficace ma la più usata è l’idratazione della pelle con creme emollienti applicate su tutto il corpo del neonato mediante un lieve massaggio. Tuttavia queste semplici azioni se non effettuate in modo corretto possono diventare dannose. Uno studio randomizzato e controllato, pubblicato recentemente, ha infatti valutato la correlazione tra idratazione precoce e sviluppo di sensibilizzazione e allergia alimentare su 1303 neonati arruolati a tre mesi e seguiti per tre anni. Si trattava di bambini predisposti alla dermatite atopica che erano stati allattati esclusivamente al seno per 6 mesi. La diagnosi di allergia alimentare a tre anni veniva eseguita con le cutireazioni per alimenti e con un Test di scatenamento Orale con l’alimento sospetto. L’andamento clinico della DA veniva controllata con il punteggio dei sintomi (SCORAD) e con la misura della perdita transcutanea di acqua (TEWL). I genitori di ciascun bambino compilavano un questionario, precisando la frequenza di idratazione, con le seguenti categorie di risposta: mai, una volta alla settimana o meno, da 2 a 4 volte a settimana, da 5 a 6 volte a settimana, ogni giorno o più volte al giorno. Dovevano inoltre precisare il nome della crema idratante e l'età del bambino all'inizio della pratica.

Ebbene il risultato dello studio non è proprio stato quello che Gideon Lack si sarebbe aspettato. Infatti è risultato che questa misura, anziché ridurre l’allergia alimentare, al contrario, ne ha favorito la comparsa. E’ stata infatti trovata un'associazione positiva tra idratazione precoce della pelle e sviluppo di allergia alimentare, cioè tanto più frequenti erano state le idratazioni cutanee tanto più frequente è risultata la comparsa di un’allergia alimentare. Questa relazione è stata riscontrata sia nei bambini con eczema sia in quelli senza eczema

Ci sono 2 possibili spiegazioni per questi risultati. La prima è che le creme idratanti facilitino il passaggio delle sostanze attraverso la pelle. L’applicazione delle creme potrebbe favorire il trasferimento al bambino di proteine ​​allergeniche presenti nelle creme stesse o nelle mani dei genitori. Per quanto riguarda la seconda spiegazione, ricerche precedenti hanno dimostrato che gli oli vegetali, tra cui l’olio d’oliva, possono ostacolare lo sviluppo delle strutture lipidiche lamellari della barriera di permeabilità dalla nascita. Poiché la maggior parte delle creme utilizzate nello studio era a base di oli vegetali (di oliva, di girasole, di mandorla, ecc.) è possibile che da un lato l’alterazione di queste strutture, dall’altro gli allergeni presenti nelle creme abbiano favorito la sensibilizzazione. Le nuove creme favorenti l’efficienza della barriera cutanea come le creme trilipidiche di nuova generazione (contenenti ceramidi, colesterolo e acidi grassi liberi, che mirano a imitare il pH naturale della pelle e la sua composizione lipidica) potrebbero non influenzare allo stesso modo lo sviluppo della sensibilizzazione alimentare.

Nel loro insieme, questi risultati suggeriscono che da un lato esiste indiscutibilmente una diretta correlazione tra alterazione cutanea e allergia alimentare e dall’altro che gli emollienti possono facilitare la sensibilizzazione transcutanea sia al cibo che agli aeroallergeni. Questi risultati sono potenzialmente di grande importanza ma sono necessarie ulteriori ricerche per comprenderne il meccanismo d'azione. Nel frattempo, sembrerebbe sensato che prima che le creme idratanti vengano applicate, le mani siano lavate accuratamente e che si tenga in attenta considerazione la frequenza dell'applicazione della crema idratante e il tipo di crema idratante utilizzata nella cura della pelle dei bambini.