Istituto Allergologico Italiano

Uno stafilococco amico della pelle


Staphilococcus epidermidisSulla pelle umana vive circa un migliaio di specie di batteri e altri microbi, chiamati collettivamente “microbioma cutaneo”. Questi microbi non solo sono inoffensivi per il nostro organismo ma spesso producono anche sostanze utili alla nostra fisiologia e al nostro benessere. E’ stato appena scoperto che lo Staphilococcus epidermidis, normale saprofita della pelle, contribuisce a mantenere una pelle sana. Sappiamo, infatti, che la protezione della pelle è un processo complesso che è garantito soprattutto dalla presenza di particolari sostanze grasse, chiamate ceramidi, che impediscono all’acqua presente nella pelle di fuoriuscire, conservando così la normale umidità e integrità della pelle. Se i livelli di ceramidi sono bassi la pelle diventa secca e si manifestano sia l’invecchiamento cutaneo sia alcune malattie della pelle.

Fig. 1 Staphilococcus epidermidis

In un studio appena pubblicato, i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), del NIH hanno scoperto che applicando un batterio saprofita, lo S.epidermidis, sulla pelle di topi con una dermatite insorta come conseguenza dell’esposizione a sostanze irritanti e con perdita d’acqua e secchezza cutanea, si otteneva una completa guarigione con ripristino di una pelle normale. Lo studio ha dimostrato che i batteri avevano aiutato a ripristinare la normalità dello strato esterno della pelle.

Come può avvenire questo? Si è scoperto che lo S.epidermidis produce un enzima, la sfingomielinasi (Sph), che rompe un grasso che si trova sulla superficie delle cellule della pelle, chiamato appunto sfingomielina, formando a sua volta due composti: i ceramidi e la fosfocolina (PC), che è una fonte di nutrimento per i batteri. In pratica i batteri secernono Sph per ottenere PC dalla Sfingomielina presente nelle cellule al fine di utilizzarla come sostentamento. In questo modo però i batteri aumentano il contenuto cutaneo di ceramidi che a loro volta proteggono la pelle dalla perdita di acqua e dall’invecchiamento. Si tratta, quindi, di un effetto di simbiosi che si traduce in un beneficio sia per il batterio ospite sia per l’organismo ospitante.

I ricercatori si propongono di ripetere questi esperimenti anche nell’uomo che, se saranno confermati i risultati ottenuti nel topo, potranno condurre a un trattamento probiotico cutaneo a base di S.epidermidis per prevenire l’invecchiamento della pelle o per curare alcune malattie cutanee con “deficit di barriera”, come ad esempio la dermatite atopica.

La sfingomielinasi

Fig. 2 La sfingomielinasi (Sph) dello S.epidermidis riduce la sfingomielina in: 1) ceramidi, che contribuiscono a formare la barriera cutanea 2) fosfocolina, che fornisce cibo e protezione ai batteri.

Testo da: Zheng Y, et al: Commensal Staphylococcus epidermidis contributes to skin barrier homeostasis by generating protective ceramides. Cell Host Microbe. 2022 Feb 1:S1931-3128(22)00040-3. doi: 10.1016/j.chom.2022.01.004. Epub ahead of print. PMID: 35123653.